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Rossano
anello di San Nilo
Si tratta di un monile in bronzo, custodito in un prezioso reliquario d'argento del Seicento. L'anello di
San Nilo
è stato esposto inizialmente a Cosenza, nel 1954, in occasione del Primo Congresso Storico Calabrese, alla mostra
Oreficeria Sacra ed Arti Minori
allestita nel Salone dell'Arcivescovado di Cosenza.
Per la sua fattura originalissima, suscita da sempre l'interesse degli studiosi. È costituito da una larga vera priva di ornamento e da un castone ovale in pasta vitrea, di colore bluastro. L'incastonatura presenta un orlo dentellato, formato da un alto bordo seghettato di trenta dentelli ripiegati, ideato, probabilmente, per rendere più facile l'operazione di chiusura e fissare il castone.
Sulla pasta vitrea è scolpita, a rilievo, la Vergine a mezzo busto, che regge sul braccio sinistro il Bambino, raffigurato nel consueto gesto dell'allocuzione, ovvero con la mano destra alzata e il rotolo delle leggi nella mano sinistra. Si tratta di uno schema comune all'iconografia cristiana di tutto l'alto medioevo, che riprende quello dell'affresco della Achiropita, conservato nella Cattedrale, il cui prototipo si venerava a Bisanzio, nella Chiesa degli Odeghi (cioè delle Guide) e che si credeva opera dell'Evangelista Luca.
Per quanto riguarda la datazione, l'opera sembra essere stata eseguita in due tempi: il fissaggio della gemma mediante l'orlo dentellato è attribuibile ai secoli IX-X, la tipologia del castone è invece riferibile al secolo XII. La particolare forma di incastonatura rimanda a due grandi opere dell'arte orafa meridionale del XII secolo - la
Croce di San Leonzio
, custodita nella Cappella De Minutolis nel Duomo di San Gennaro a Napoli e la
Croce del Tesoro
, conservata nel Duomo di Sant'Erasmo a Gaeta - l'una attribuibile alla prima metà del secolo XII, l'altra alla seconda metà. Entrambi le croci presentano lastre smaltate fermate con un sistema di castone a dentellatura simile a quello dell'anello di Nilo. Tale riferimento consente una datazione riferibile ad un periodo artistico abbastanza preciso, non troppo lontano da quello accertato per le due croci.
Incerto il luogo di produzione, anche se la semplicità dell'esecuzione conduce ad identificarlo con un centro poco distante dal centro rossanese.
Una
antica tradizione
ritiene che l'anello sia appartenuto a S. Nilo. Numerosi, però, gli studiosi che smentiscono l'attribuzione, sottolineando, a tale proposito, due circostanze certe: quella che gli igùmeni dei monasteri bizantini non usarono anelli fino al Trecento circa, e quella che vuole l'uso artistico della pasta vitrea datata a un'età posteriore a quella in cui visse il santo.
anello di San Nilo
vera in bronzo (mm 20) e pasta vitrea (mm 25x21), IX-X e XII secolo
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