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  Madonna di Schiavonea

La tela, proveniente dalla Chiesa di San Francesco di Paola, è stata eseguita da ignoto pittore meridionale intorno al 1648 ed è una delle tante copie dell'omonimo dipinto conservato nel Santuario di Corigliano, realizzato a seguito all'apparizione della Vergine sul mare, avvenuta in quell'anno.

Si narra che il pittore Antonio Ruffo, detto Antonaccio, mentre osservava il mare, vide all'improssivo una donna seduta che dichiarò di essere la Madonna di Schiavonea e gli chiese di dipingere la sua effigie. La Madonna fu ritratta come nella visione e il quadro è oggi esposto, alla devozione dei fedeli, sull'altare maggiore del Santuario di Corigliano.

Nella tela esposta nel museo, invece, la Madonna è raffigurata al momento dell'apparizione sul mare, come testimoniano i pesci disegnati sul profilo inferiore.

È una tela molto interessante. Essa è, infatti, almeno per il momento, l'unica copia a presentare caratteri singolari, tra cui le dorature sul manto, trapuntato di stelle dipinte anch'esse in oro, e il trono con sedile e spalliera distinti.

In tutte le altre copie ricorrono, invece, le stesse caratteristiche: un incarnato più o meno scuro, capelli sciolti, testa coronata e circonfusa da un'aureola di luce, piede destro scoperto, trono con profilo rettilineo e alto schienale concavo.

Vari e discordanti i pareri circa l'attribuzione dell'originale e delle copie. Alcuni studiosi collocano la tela in ambito occidentale, non tanto per la foggia delle vesti, quanto per i capelli, che qui sono sciolti e che, invece, nell'arte sacra orientale sono quasi sempre coperti da cuffia e maphorion.

Altri, invece, sottolineano aspetti che sembrano comuni ad una pittura di matrice bizantina o postbizantina, come appare dal confronto dell'opera con la produzione di icone, databili tra la fine del '500 e la prima metà del '600, legata a quella cultura e presenti su una vasta area che da Venezia, attraverso la costa orientale, giunge fino alla Grecia e alle isole jonie; o anche all'iconografia di altre Vergini che risentono di caratteri decifrabili in elaborazioni di ambito locale: dalla Madonna di Montevergine di Paola, alla Madonna della Cappella di Valtelluccio a San Lorenzo di Reggio Calabria.

L'immagine della Madonna Schiavonea è accomunata al tipo della Madonna Orante dell'iconografia bizantina, anche se presenta alcune trasgressioni, quali la posizione delle braccia indirizzate al contrario di quanto questo tipo comunemente propone; al tipo della Madonna Nera, per il colorito brunastro della pelle, il cui culto è presente sia in Occidente sia in Oriente; infine al tipo delle tante Madonne Regine per il capo coronato.
Madonna di Schiavonea
olio su tela, metà del XVIII secolo, cm220x160

 
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