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  monumento funerario della famiglia Sangineto

Il sarcofago, collocato in fondo alla chiesa, proprio di fronte alla parete absidale, contiene le spoglie di Filippo Sangineto, di suo figlio Ruggiero e di suo nipote Filippo II.

La tomba imita il modello codificato nelle chiese napoletane da Tino da Camaino, architetto e scultore attivo nella prima metà del XIV secolo e, ad un primo esame, appare molto simile al monumento funerario per Maria di Valois, moglie di Carlo di Calabria, realizzato dall'artista nella chiesa di S. Chiara a Napoli.

Analoga la concezione del tetto della camera funeraria, costituito da piani spioventi sui lati e la fronte, identico l'espediente di interporre tra la camera e l'urna una grossa lastra con l'epigrafe dedicatoria, omologo l'uso delle tre virtù che sorreggono l'urna e che si ergono come cariatidi su dorsi di leoni.

Ma, mentre nella realizzazione napoletana, e più in generale nella produzione originale dell'artista, tali elementi sono più esili e leggeri, qui si ha una sorta di appesantimento della struttura, che fa ritenere la tomba opera non già del maestro, ma di un suo seguace. I tre leoni, ad esempio, appaiono privi di vitalità, le virtù sono ricoperte da tuniche che ne frenano lo slancio, la figura del conte Filippo appare rigida e inutilmente voluminosa.

Più suggestivo risulta a confronto il gruppo votivo che corona il tetto del sepolcro con la Madonna, il Battista e San Nicola che presentano i committenti. Apprezzabili anche i rilievi del frontone, ove sono rappresentate alcune figure di santi, tra le quali San Giorgio che trafigge il drago, inquadrate da arcate a tutto sesto e scolpite su fondo azzurro, dove il gioco dei panneggi si fa più aggraziato e sottile.

Su uno dei due lati corti del sepolcro c'è l'esatta trascrizione iconografica del San Ladislao di Simone Martini, a testimonianza della collocazione, ab antiquo, del dipinto dell'artista senese nella chiesa.
Chiesa di Santa Maria della Consolazione
il sarcofago dei Sangineto

 
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