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Sila fra immagini, incontri e storia.

Presentazione del volume Presenze. Racconti e immagini dell’Altopiano Silano, di Santo Spadafora e Massimo Veltri, Citta’ Calabria Edizioni (Gruppo Rubbettino), Soveria Mannelli, 2012.

Il libro raccoglie scritti e foto originali degli autori sula Sila, Case, baracche, casolari abbandonati da tempo, e quindi c’è vita ancora oggi. Per sempre?

Raccogliendo le suggestioni delle immagini, attingendo alle memorie personali e collettive, affondando nella tradizione storica e antropologica calabrese, gli autori propongono attraverso scritti che narrano e trasfigurano, con linguaggio vivido e immediato, una lettura di storie. all’interno della Storia di tutti noi. Perchè si guardi al domani con consapevolezze, senza nostalgie.

Intervengono: LUIGI LOMBARDI SATRIANI e gli autori.

Avventure tra le montagne della vecchiacalabria

Presentazione del nuovo volume della collana della letteratura di viaggio di Rubbettino Sulle tracce di Norman Douglas di Francesco Bevilacqua, Soveria Mannelli, 2012.

Sul viaggiare si è scritto per secoli – e ancora si scrive – e spesso in modo indimenticabile; sul passeggiare o sul vagabondare – auspici J.-J. Rousseau e i romantici tedeschi – ci sono testi di grande intensità e bellezza che hanno fatto della promenade un prezioso genere letterario che accompagnava la conversazione galante o il dialogo philosophique. Restava uno spazio vuoto da colmare tra il lungo viaggio e la breve passeggiata, ed ecco proporsi l’escursione: un movimento a piedi, nella natura, che può andare al di là di una sola giornata, e con (probabili) peripezie….Fare un’escursione nei luoghi calabresi scelti da Bevilacqua significa diventare intimi con la Calabria montuosa e boscosa e ritrovarsi, a volte, in spazi così prodigiosamente intatti da risultare primordiali o perfino mitologici.. (dall’introduzione di Giuseppe Merlino).

Intervengono con l’autore: VITTORIO CAPPELLI, Università della Calabria e curatore della collana, GIUSEPPE MERLINO, Università degli studi di Napoli Federico II.

Per una better land: il paesaggio salvato dall’agricoltura.

Presentazione del progetto di ricerca “Better Land – Tutela attiva del Paesaggio attraverso l’Agricoltura”, iniziativa nata in collaborazione e con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Direzione Generale della competitivita’ per lo Sviluppo Rurale.

La Fondazione Napoli Novantanove, con la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e il Parco Nazionale della Sila, presenta Better Land, uno strumento pensato per l’individuazione e la sperimentazione di modelli di manutenzione, difesa e progetto del paesaggio attraverso l’agricoltura. Il progetto ha come obiettivo riaggiornare e rilanciare il ruolo dell’agricoltura nella cura e nella manutenzione del paesaggio, anche attraverso l’esame degli strumenti di programmazione regionale attivi in Calabria e Campania.

Intervengono: SONIA FERRARI, Presidente Parco Nazionale della Sila, STEFANO MAZZOLENI,  Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II, MAURO SMITH, Fondazione Napoli Novantanove.

Conduce: MASSIMO MARRELLI, rettore Università degli Studi di Napoli Federico II.

Omaggio alle ceramiche di Seminara.

Presentazione del volume Seminara, dall’arte dei pignatari alla ceramica d’arte, edizioni Centro Studi Esperide, 2011.

La ceramica di Seminara è uno spazio che investe la dimensione dell’uomo ed un luogo della storia di Calabria; nel volume Seminara, dall’arte dei pignatari alla ceramica d’arte, Monica De Marco citando il patrimonio ancora  conservato delle  antiche fabbriche del quartiere dei pignatari afferma. “…non erano le pietre, né i manufatti o gli attrezzi di lavoro che avrei dovuto cercare… ma l’elemento umano, la memoria ed i sentimenti di chi aveva vissuto le ultime battute  di una tradizione culturale che ininterrottamente, di generazione in generazione, da epoca imprecisabile i pignatari di Seminara avevano trasmesso ai loro figli”. Si ricostruiscono in tal modo eventi in cui i significati ed il senso degli avvenimenti si snodano unendo trama popolare ed acume d’arte, tessuto di lavoro artigianale, tradizione e culto, simbologie e ritualità, morfologie e miti. Seminara diventa il luogo di scene di vita, il luogo della relazione sociale, il luogo della rappresentazione religiosa, il luogo della creatività.

Intervengono: SANTO GIOFFRE’, scrittore e presidente del Consiglio Comunale di Seminara e della locale Pro-Loco, GIORGIO NAPOLITANO, storico della ceramica meridional

Il romanzo dell’autostrada del sole.

Presentazione del volume di Francesco Pinto, La strada dritta, il romanzo dell’autostrada del sole, Mondadori, 2011.

Il volume racconta proprio la genesi e la realizzazione di quell’impresa. Dalle iniziali perplessità alla posa della prima pietra, passando per tutte le problematiche intercorse durante gli anni di lavorazione. E racconta, soprattutto, gli uomini che si impegnarono nella costruzione dell’Autostrada del Sole. Non solo le alte cariche dello Stato, e gli ingegneri e i progettisti della Società Autostrade ma anche i capocantieri, i manovali emigrati dal Sud. Lungo la strada dritta scorrono tante storie di migliaia di uomini che si sono spezzati la schiena nei cantieri, alcuni sono caduti sul lavoro, qualcuno ha messo via i soldi per far studiare i propri figli, qualcuno ci ha creduto. In questo romanzo, ben scritto, si respira a tratti un’aria epica, di orgoglio, perché un popolo ancora fragile ha saputo realizzare con i propri mezzi e il proprio sudore, con una dose di azzardo e ingegno allo stesso tempo, un ulteriore pezzo di unificazione nazionale.

Intervengono: l’autore FRANCESCO PINTO, direttore Centro Produzione Rai di Napoli, MATTEO COSENZA, direttore Il Quotidiano della Calabria.

Bronte

Regia, Florestano Vancini, con Ivo Garrani e Mariano Rigillo, Italia 1972. 
Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato, Sicilia. Dopo lo sbarco dei Mille, nell’entroterra siciliano si erano accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media borghesia e delle classi meno abbienti. A Bronte, sulle pendici dell’Etna, la contrapposizione era forte fra la nobiltà latifondista rappresentata dalla britannica Ducea di Nelson, dalla proprietà terriera, dal clero locale e dalla società civile. Ispirato a Libertà, novella poco nota di G. Verga, basato su documenti d’epoca, scritto con N. Badalucco, F. Carpi e Leonardo Sciascia, Vancini affronta l’argomento con serietà e impegno, espone i fatti con secca, implacabile precisione e raggiunge in alcuni momenti un dolente afflato epico. Lucida lezione di controinformazione storica, duramente attaccato da destra perchè parlava male di Garibaldi, ma anche da sinistra perché troppo riformista, suscitò un ampio dibattito tra storici, intellettuali, politici.

giovanni barracco patriota e collezionista

MADDALENA CIMA, direttrice del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma e MARTA PETRUSEWICZ, Università della Calabria, presentano il catalogo della mostra, Roma ..2010

Dal latifondo calabrese attraverso la formazione della nazione alla collezione dei frammenti d’arte
Barracco era una figura complessa: un uomo politico, deputato e senatore del Regno fin dalla nascita dell’Italia unita; poeta e scrittore; archeologo e collezionista di sculture antiche; studioso di sanscrito e di geroglifici egizi come della metrica di Carducci; un esteta raffinato che adorava la perfezione e venerava la forma; un alpinista da alta società, scalatore del Monte Bianco, del Monte Rosa e del Monviso, e co-fondatore, con Quintino Sella, del Club Alpino Italiano; un amico della regina Margherita, della diva Eleonora Duse e del mitico connaisseur d’arte Giovanni Morelli. 
L’uomo politico alla Camera, fu di certo una presenza notevole. Tra i collegi di Crotone, Catanzaro, Spezzano Grande e Santa Maria Capua Vetere, egli fu eletto, per la Destra storica, in tutte le successive legislature tra il 1861 e il 1886, data del suo ingresso al Senato, tranne la XIII, quando nel 1876, alle elezioni fu vittoriosa la Sinistra. Fu il Senato che Barracco sentì il luogo proprio, fu relatore di alcune leggi importanti: sui provvedimenti per i terremotati della Calabria e la Sicilia nel 1908; sulla tutela dei monumenti antichi di Roma nel 1888; sulla Tripolitania e la Cirenaica nel 1913; sul trattato di Losanna riguardo a Libia nel 1912. Da anziano, Barracco divenne una specie di memoria vivente del Senato, in qualche modo il suo portavoce solenne: nel 1911, quando si festeggiava a Roma il cinquantenario dell’Unità con l’inaugurazione della Mole Vittoriana, egli fu l’unico superstite della Commissione che proclamò Vittorio Emanuele re d’Italia; nel maggio 1898, nel cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Parlamento Subalpino, fu lui a stendere e leggere nell’Aula Senatoria di Palazzo Madama l’Indirizzo rivolto al Re Umberto che evocava “i lieti giorni del nostro riscatto”; e fu ancora lui a leggere in nome del Senato, il 6 agosto 1900, l’Indirizzo alla “Sconsolata Regina!”, dopo l’assassinio del Re Umberto.. (Petrusewicz, dal catalogo della mostra “Giovanni Barracco, patriota e collezionista”, Roma, 2010) 

Il Gattopardo

Regia di Luchino Visconti con Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Italia 1963,
Il Gattopardo tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d’oro come miglior film al 16º Festival di Cannes è il secondo affresco storico del Regista dopo quel Grandioso Pamphlet Socialista che fu “Senso”, dieci anni prima. e che indubbiamente gli è superiore. A differenza del romanzo di Tomaso di Lampedusa, il film fu un fiasco ai botteghini, ed era privo proprio del grande realismo sociale di “Senso” riletto come un’opera letteraria di Roth.
Tuttavia, il film mantiene un suo particolare fascino nella commistione tra Cinema e Letteratura, o anche nella commistione di generi, cosa inusuale per Visconti, come nella sequenza del lungo dialogo tra Don Fabrizio e Don Ciccio, che sembra rievocare il climax di un western Fordiano.
E proprio il film è o puo’ essere attuale a seconda di come viene letto il romanzo omonimo. 
La figura del protagonista del film si ispira a quella del bisnonno dell’autore del libro, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa che fu un importante astronomo e che nella finzione letteraria diventa il Principe Fabrizio Salina, e della sua famiglia tra il 1860 e il 1910, in Sicilia (a Palermo e nel feudo agrigentino di Donnafugata / Palma di Montechiaro).

Senso

Regia, Luchino Visconti, aiuto registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, con Massimo Girotti, Alida Valli, Rina Morelli, Italia 1954
Senso è sicuramente un capolavoro, ma anche uno di quei film che hanno segnato il dopoguerra e che hanno scatenato polemiche a non finire, almeno da quando fu presentato a Venezia nel 1954, insieme al Fellini di La strada, e non vinse quel Leone d’oro che in tanti volevano assolutamente che gli fosse attribuito. Al centro della lettura che Visconti fa del racconto di Boito a cui si è ispirato, c’è il ruolo dell’aristocrazia nel nostro Risorgimento. Visconti voleva mettere in scena proprio il «tradimento » delle classi nobili di fronte ai bisogni del popolo italiano: per il Pci e i suoi intellettuali era una verità incontestabile, per i partiti e gli intellettuali di governo era una tesi inaccettabile. Da cui polemiche, liti, interventi censori, che costrinsero Visconti a tagliare molte scene, e lunghi articoli sui giornali.

1860

Regia, Alessandro Blasetti che ne ha curato anche la sceneggiatura con Emilio Cecchi e Guido Mazzucchi autore del racconto d’origine, Italia 1934
1860 è una delle opere più importanti di Blasetti, quasi unanimemente giudicata il suo capolavoro, considerato fra i film antesignani e anticipatori del neorealismo. Un film che affronta il Risorgimento da un punto di vista inedito, quello dei contadini siciliani, proponendo quindi un’interpretazione populista, allo scopo evidente di superare diffidenze nei riguardi di un processo considerato anche in ambito fascista prevalentemente élitario e “borghese”. È chiaro che tale interpretazione ha il solo scopo di poter stabilire una continuità tra fermenti “rivoluzionari” risorgimentali e “rivoluzione” fascista (continuità esplicitamente decantata nel finale). Ciò non impedisce, tuttavia, a Blasetti di utilizzare il tema storico per la riscoperta di un paesaggio geografico e umano intriso di umori fortemente popolareschi e dialettali e reso con un realismo spoglio e efficace. L’impronta realistica del film di Blasetti era tanto forte e efficace che, nonostante il finale che univa in un abbraccio ideale camicie rosse garibaldine e camicie nere fasciste (finale fatto comunque sparire nelle copie in circolazione nel dopoguerra), esso continuò ad essere apprezzato anche dopo la caduta del fascismo come esempio di epica nazional-popolare, ricca di anticipazioni del neorealismo cinematografico.