Regia, Luchino Visconti, aiuto registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, con Massimo Girotti, Alida Valli, Rina Morelli, Italia 1954
Senso è sicuramente un capolavoro, ma anche uno di quei film che hanno segnato il dopoguerra e che hanno scatenato polemiche a non finire, almeno da quando fu presentato a Venezia nel 1954, insieme al Fellini di La strada, e non vinse quel Leone d’oro che in tanti volevano assolutamente che gli fosse attribuito. Al centro della lettura che Visconti fa del racconto di Boito a cui si è ispirato, c’è il ruolo dell’aristocrazia nel nostro Risorgimento. Visconti voleva mettere in scena proprio il «tradimento » delle classi nobili di fronte ai bisogni del popolo italiano: per il Pci e i suoi intellettuali era una verità incontestabile, per i partiti e gli intellettuali di governo era una tesi inaccettabile. Da cui polemiche, liti, interventi censori, che costrinsero Visconti a tagliare molte scene, e lunghi articoli sui giornali.
Senso
Regia, Luchino Visconti, aiuto registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, con Massimo Girotti, Alida Valli, Rina Morelli, Italia 1954
Senso è sicuramente un capolavoro, ma anche uno di quei film che hanno segnato il dopoguerra e che hanno scatenato polemiche a non finire, almeno da quando fu presentato a Venezia nel 1954, insieme al Fellini di La strada, e non vinse quel Leone d’oro che in tanti volevano assolutamente che gli fosse attribuito. Al centro della lettura che Visconti fa del racconto di Boito a cui si è ispirato, c’è il ruolo dell’aristocrazia nel nostro Risorgimento. Visconti voleva mettere in scena proprio il «tradimento » delle classi nobili di fronte ai bisogni del popolo italiano: per il Pci e i suoi intellettuali era una verità incontestabile, per i partiti e gli intellettuali di governo era una tesi inaccettabile. Da cui polemiche, liti, interventi censori, che costrinsero Visconti a tagliare molte scene, e lunghi articoli sui giornali.